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Educazione infantile

Come educare i figli

Sin da quando siamo bambini, ci viene chiesto cosa vogliamo fare da grandi, le risposte son davvero moltissime: c’è chi vuole fare l’astronauta, chi la ballerina, chi vuole diventare uno scienziato e chi vuole curare gli animali.

La scuola, la famiglia e la società ci aiutano molto in questo e ci indicano la strada da seguire per soddisfare desideri, aspettative e attitudini. Sui banchi di scuola, riversi sui libri, impariamo e costruiamo quello che vogliamo essere nel mondo del lavoro, quello canonico, quello che ci fa svegliare la mattina, che ci assicura un salario, che ci permette di realizzarci nelle nostre aspirazioni. Tuttavia, c’è un altro tipo di lavoro che ci aspetta quando diventiamo grandi, un mestiere che non si impara sui libri, per cui non ci sono corsi universitari o master, e nessuno ci assicura che, con un’adeguata formazione, si otterranno i giusti risultati. Si tratta del diventare genitori, della decisione di mettere al mondo un altro essere umano con la speranza di conquistare la necessaria consapevolezza che con lui o lei ci confronteremo per il resto della nostra vita.

Aiutare a crescere

Passato il periodo di pappine e pannolini in cui, sonno a parte, tutto è ovattato e ancora avvolto in un tenero ed esclusivo scambio di sorrisi e accudimenti, arriva il momento del dialogo, dei perché, dei sì e dei no dati e pretesi, delle domande che non solo i genitori ricevono ma che si pongono continuamente e che, alle volte, non trovano risposta o, al contrario, ne trovano talmente tante da ritrovarsi al punto di partenza.

Le difficoltà si incontrano quando un figlio pone delle domande su qualcosa per la prima volta e diventa un problema cercare di trovare le parole più adatte a formulare la risposta adeguata alla sua età che non creino in lui confusione. Il momento più complicato, forse, è quello dei capricci, corredati da un pianto a dirotto che, spesso, è il modo dei bambini di comunicare che si sentono smarriti o stanchi. E’ bene, dunque, cercare di indirizzarli tenendo presente che si stanno rapportando nella relazione con il genitore o con altri bambini e con il mondo che li circonda e di cui hanno bisogno di conoscere i confini. Applicare regole precise diventa a questo punto fondamentale perché loro devono sapere fin dove possono spingersi, cosa che proietteranno in futuro quando il loro raggio d’azione non sarà delimitato solo alla famiglia, alla loro casa o alla loro cameretta, ma rientrerà nelle dinamiche di una società pronta a non fare sconti a nessuno. Le regole e i limiti non devono essere visti come imposizioni arbitrarie e a senso unico, ma come il modo di responsabilizzare i bambini, prendendosi cura di loro e trasmettendo così amore e fiducia, in un contesto familiare che possa insegnare a crescere nel futuro.

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Quando il pianto o la disperazione prendono il sopravvento, è inutile cercare di intavolare una discussione esplicativa del conflitto o, peggio, farsi prendere da sconforto e frustrazione. E’ più indicato, invece, affrontare, con un atteggiamento fermo, ciò che sta accadendo. A nulla serve far ragionare un bambino quando in lui prevale la rabbia. E’ meglio far passare il momento, farlo sbollire e tornare sull’argomento quando si sarà tranquillizzato. I fattori emotivi sono alla base di molti dei capricci del bambino che, accanto al genitore, si sente libero di esprimere tutto quello che non va o che non gli sta bene. Non è un caso che, dopo una lunga giornata trascorsa a scuola con i nonni o con la tata, il capriccio sia pronto ad accogliere i genitori non appena varcano la soglia di casa. E’ il modo migliore che i bambini trovano per decomprimersi e conferire al genitore il ruolo di contenitore delle loro piccole ansie e di tutte le loro emozioni. Lasciare che si sfoghino, aspettando che passi, è la cosa più ragionevole da fare, saranno loro stessi a cercare il conforto tra le vostre braccia, l’affetto e la protezione che con quel capriccio stavano chiedendo. Prendere dei propri limiti li aiuta a prendere coscienza anche di se stessi.

Il ruolo difficile e mai insegnato del genitore

Quando è opportuno che al capriccio segua una punizione, è bene che questa sia sempre equilibrata ma soprattutto veloce e con uno scopo educativo ben preciso. La scelta di punire è sempre controversa perché si teme di incorrere nell’errore di mortificare il bambino, ed è per questo che l’unico obiettivo deve essere quello di farlo crescere e farlo diventare più responsabile, senza mortificarlo. I bambini vivono le loro emozioni nel presente, quindi anche la punizione dovrà ricadere nell’immediato senza alcuna perpetrazione futura né una durata nel tempo troppo lunga. La cosa più importante, però, è intraprendere una battaglia con la sicurezza di vincerla, soprattutto contro se stessi. Spesso la punizione si traduce nella privazione di qualcosa, ed è importante non tornare sui propri passi per la paura di aver esagerato, perché così facendo si cade in una contraddizione di fatti che porterebbe il bambino a un disorientamento poco produttivo.

E’ importante conferirgli la giusta fiducia per fargli sentire che anche lui ha un ruolo ben preciso nella famiglia e uno spazio tutto suo che lo porteranno ad una consapevolezza di sé. Per questo è bene anche autorizzarlo ad avere un ambiente da gestire in completa autonomia, in cui conservare le cose a cui è più affezionato, gli oggetti, i suoi piccoli segreti che contribuiranno a renderlo più sicuro.

La tavola come momento di unione e condivisione

E’ possibile creare un legame e una linea diretta di comunicazione tra figli e genitori anche attraverso l’alimentazione che, oltre ad essere alla base della salute e del benessere nella fase della crescita di un bambino, è uno strumento attraverso il quale si rafforzano i rapporti tra tutti i componenti della famiglia. E’ un gesto evocativo quello di riunirsi, tutti insieme, intorno ad una tavola, è la condivisione non solo del cibo, ma anche delle esperienze della giornata, dei progetti, delle idee, delle emozioni. E’ l’occasione per ascoltareparlare, magari sperimentando sapori nuovi: è il momento della famiglia in cui non c’è posto per i problemi o per le preoccupazioni di mamma e papà.

Spesso si rischia di avere a tavola un invitato poco gradito, la televisione che, perennemente accesa, accompagna le giornate e le serate di tutte le famiglie. E bene tenerla spenta durante i pasti proprio per lasciar spazio alle conversazioni, senza il rischio di distrarsi tutti e lasciare che quel momento passi velocemente, avendo mancato di approfittare del tempo e del modo giusti per vivere e condividere il clima familiare in cui è bello rifugiarsi alla fine della giornata.

L’uso corretto della tecnologia

L’uso smodato della televisione, ma soprattutto della tecnologia, oggi rischia di allontanare, anche fisicamente, i componenti della famiglia, relegandoli in una dimensione propria che esclude gli altri da sé e crea un’interazione del singolo con il gioco o il filmato che cattura, garantendosi un’esclusiva, la sua attenzione. E’ pur vero, però, che la rete è una delle tante possibilità che i ragazzi hanno per imparare a riconoscere e valorizzare le proprie capacità. E’ un’esplorazione del mondo che garantisce un’attività in grado di creare spunti di riflessione e apprendimento e di insegnare un linguaggio che prepotentemente si impone come il mezzo di comunicazione del futuro. Lo sviluppo della capacità multitasking è una prerogativa necessaria per affacciarsi, a più livelli, nella comunità, ed è importante sviluppare un buon metodo d’apprendimento; il rischio dunque risiede solo nell’uso che della tecnologia si permette di fare ai propri figli. Lasciarli da soli, senza nessun controllo, davanti ad un tablet per ore, è sicuramente controproducente. Stimolarli invece al dialogo, anche condividendo la loro esperienza tecnologica, mostrandosi curiosi e alimentando in loro stessi la curiosità è un buon metodo per riuscire a trovare nel web una risorsa senza rischiare che diventi la scusa o il modo più veloce per isolarsi. Anche in questo caso, dare delle regole di gestione del tempo da dedicare a queste attività può servire a limitarne l’uso nel modo più corretto possibile.

Fortunatamente, per proteggere e tutelare i nostri figli da eventuali intrusioni, da navigazioni pericolose o anche solo poco consone alla loro età, esistono programmi o filtri che hanno la funzione di censura e controllo.

La fase adolescenziale

Il prendersi cura di loro cambia nel momento in cui passano dall’infanzia alla tanto temuta adolescenza. Il rapporto si modifica e i genitori si trovano ad affrontare altri comportamenti, il linguaggio è diverso e, non avendo a disposizione un esperto interprete, sono costretti a rimboccarsi le maniche e affrontare, insieme, questo tanto delicato passaggio che farà di questi adolescenti dei giovani adulti. E’ importante aiutarli a proiettare davanti ai loro occhi immagini guida che li supportino nel trovare un’identità attraverso una passione da coltivare, valori e progetti a breve termine.

Ricorrere alla psicologia a nulla serve se i genitori per primi non si rendono conto che l’adolescenza catapulta i ragazzi in un mondo nuovo, fatto di tanti cambiamenti fisici ed emotivi che stravolgono la loro vita. Spesso cercare un dialogo diventa una rincorsa a risposte che non arriveranno perché il mondo di un adolescente ha un grande cancello che vieta l’accesso ai genitori, perché le domande che potrebbero arrivare sono spesso le stesse che si pongono loro e che sono ancora senza risposta. Vivono un caos interiore, emozionale e psichico che si traduce in un disordine pratico e a nulla serve disperarsi se non mettono in ordine la loro stanza. Meglio lasciare che le condizioni in cui trovate il letto, il loro armadio o la loro scrivania non siano motivo di scontro, lasciare che il caos in cui decidono di vivere li accolga nel rispetto di quello che stanno vivendo nel loro profondo. Lasciare che si esprimano anche così e chiedere loro di riportare l’ordine ogni tanto, è la cosa più saggia, anche perché, probabilmente, è solo una fase, un passaggio obbligato che il tumulto interiore che stanno vivendo impone come regola adolescenziale imprescindibile. Allora è giusto fare un piccolissimo passo indietro, restare a guardare osservandoli da lontano, avendo rispetto del loro cambiamento senza farsi assalire dalle ansie e, al contrario, far sentire loro che si è presenti anche solo bussando alla loro porta per una buonanotte e un sorriso.

Le risorse esterne

Se lo stesso sconvolgimento lo portano sui banchi di scuola, sarà meglio non caricarli di aspettative. E’ bene che lo studio non sia motivo di frustrazione per loro e, se la ribellione incide anche sui risultati scolastici, meglio cercare di spiegare quanto sia controproducente avere un atteggiamento ostativo nei confronti dello studio che porterebbe solo a un inasprimento delle regole di base.

Educare i bambini anche attraverso la musica, può aiutarli moltissimo nella concentrazione, stimolando anche le capacità cognitive e linguistiche. Così come lo sport è importante per il loro sviluppo motorio e per combattere obesità e sovrappeso, in linea con una dieta sana ed equilibrata. La cosa importante è lasciare sempre che seguano le loro attitudini, senza vivere mai il problema delle aspettative di un genitore che proietta in loro un passato di antica gloria o, al contrario, uno spaccato di vita in cui hanno vissuto un fallimento. La prima regola, fondamentale per la riuscita di qualsiasi attività extrascolastica, che non può quindi essere imposta in alcun modo, è che il divertimento sia lo scopo principale. Dopo i compiti, è necessario che la mente riesca a trovare uno svago e che, dopo aver recepito le informazioni obbligate, sia aperta a ricevere quelle che il bambino sceglie, in completa autonomia. Trascorrere del tempo con gli amici, in un contesto di disciplina e gioco può aiutarli nel rapporto con gli altri e con le proprie capacità. Saranno loro a scegliere lo sport, i giochi o lo strumento per cui applicarsi, i genitori dovranno supportarli in questo cercando di capire se la scelta è dettata dal desiderio di seguire un’attitudine o è solo arrivata per seguire quello che fanno i loro amichetti. Anche per la musica, i bambini fino a una certa età mostrano di avere una predisposizione innata. Se hanno un potenziale creativo, ecco che con la musica questo verrà fuori, ma è necessario che ci sia una volontà per intraprendere lo studio di uno strumento e, se questo avverrà, sarà uno stimolo enorme per la crescita sul piano emozionale e intellettuale.

La paura di incorrere negli errori più comuni e il retaggio di una cultura che attraverso condizioni precise impartisca principi e velati consigli per un comportamento adeguato all’educazione di un figlio, sono fattori che si presentano davanti alla porta di un genitore ed entrano prepotentemente nella sua vita, calcando la mano su dubbi e insicurezze. Desiderare a tutti i costi di vederlo felice e appagato, soddisfatto di sé e di quello che ha ricevuto, non si presenta come un traguardo semplice da raggiungere, ma è necessario capire che si cresce insieme, che si cambia insieme e che questo è il regalo più bello che la vita possa offrire.

Guardare il proprio figlio che diventa una persona, riconoscerlo come tale, non sempre è facile, lasciarlo andare avendogli lasciato un esempio da seguire può fare paura, ma è quello che viene richiesto quando ci si candida per la posizione di genitori a tempo indeterminato!

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