Il primo approccio con l’acqua dovrebbe avvenire quando il bambino è ancora piccolo: in questo modo renderete questa esperienza totalmente naturale e farete sparire qualsiasi timore nei confronti del nuovo elemento. È possibile iniziare già da piccolissimi: basterà avere molta pazienza e cominciare dalle basi, ma la cosa più importante da tenere bene a mente è non forzare in alcun modo il bambino che sta entrando in contatto con l’acqua per la prima volta.
Parleremo quindi di quali sono le tecniche migliori per insegnare a nuotare ai più piccoli, quali sono gli errori da non commettere e dell’importanza del corso di nuoto per i bambini alle prime armi.
Esistono tante tecniche da provare con i più piccoli in grado di far prendere loro confidenza con l’acqua. Ricordate che è molto importante non bruciare le tappe e far loro capire che nuotare è un’azione naturale per l’essere umano e che quindi non c’è nulla da temere.
Prima di tutto, è possibile iniziare subito dopo le vaccinazioni, quindi non è necessario aspettare molto tempo. Ricordate che la sicurezza viene prima di tutto. Quando il bambino entrerà in acqua per la prima volta – meglio se in piscina – è molto importante che il genitore entri con lui e che la prima esperienza avvenga vicino al bordo della vasca: questo farà sì che il bimbo si senta protetto sia dalla presenza della mamma o del papà, sia dalla consapevolezza di avere accanto qualcosa di solido a cui aggrapparsi se ne dovesse sentire la necessità. Inoltre, sarebbe meglio che non indossasse cuffiette, scarpette di gomma e occhialini perché altrimenti potrebbe sentirsi costretto nei movimenti e quindi provare ansia inutilmente.
Nel caso di un neonato, è bene ricordare che è ancora troppo presto per aver sviluppato paure o timori, quindi l’esperienza in acqua sarà ancora più facile e risulterà ancora più naturale. In ogni caso, fino all’età di 4-5 anni, sarebbe meglio rendere i momenti in acqua davvero divertenti senza forzare l’apprendimento di tecniche di nuoto o di come fare a stare a galla: sarà il bambino stesso che, una volta presa confidenza con l’acqua, vi chiederà di aiutarlo a imparare.
Equipaggiatevi di tutti gli accessori adatti per l’età del vostro bambino, come braccioli, salvagente, tubi di gomma o tavolette, ma non esagerate con l’utilizzo altrimenti il bimbo, a lungo andare, si rifiuterà di entrare in acqua senza questi strumenti. Inoltre, è bene che impari il prima possibile a immergere la testa in modo da entrare completamente in sintonia con il nuovo elemento.
Per insegnare al bambino ad andare sott’acqua, potete tenerlo tra le vostre braccia e proporre di fare un gioco: chiudere gli occhi, trattenere il fiato e andare giù per qualche secondo. Piano piano vedrete che i secondi aumenteranno e, quando sarà diventato più esperto, intorno ai 4 anni circa, sarà lui stesso a staccarsi da voi e a provare questo gioco aggrappandosi al bordo della piscina.
Per quanto riguarda il galleggiamento, invece, potete tenerlo a pancia in su posizionando le vostre braccia dietro la sua schiena e allontanandole per qualche secondo: in questo modo imparerà velocemente come stare a galla da solo. Con lo stesso metodo, potete insegnargli a muovere le gambe con lentezza ma con un ritmo ben preciso per farlo familiarizzare con il movimento che gli servirà poi per nuotare.
Come abbiamo detto, è molto importante rendere l’esperienza in acqua divertente e allontanare qualsiasi motivo di stress o ansia per il piccolo. Vediamo alcuni comportamenti che è meglio evitare quando si insegna al proprio figlio a nuotare:
Quando il piccolo sarà diventato abbastanza bravo da stare in acqua da solo potrete staccarvi da lui e lasciare che sviluppi le sue capacità in modo più autonomo. Questo non vuol dire che dovete abbandonarlo, ma che è giunto il momento di affidarlo agli insegnamenti di un istruttore esperto, in modo che il bimbo impari in modo corretto tutti i movimenti da fare in acqua. È infatti sconsigliabile fare da “coach” al proprio bimbo, semplicemente perché potremmo non accorgerci di alcune posture scorrette ed è molto più semplice insegnare un movimento nuovo che correggerne uno imparato nel modo sbagliato.
Il nuoto è spesso identificato come un’attività motoria che risulta monotona e ripetitiva. Tuttavia, è necessario capire e far capire ai bambini che nuotare è un forte stimolo in quanto il corpo si trova costretto a confrontarsi con un ambiente nuovo come l’acqua, che sottopone i sensi a moltissimi stimoli fino a quel momento sconosciuti e che mettono in crisi il bambino, obbligandolo, tuttavia, ad adoperare degli aggiustamenti.
Il compito principale dell’istruttore è diversificare quanto più possibile gli stimoli variando gli esercizi e le condizioni di lavoro per far sì che il livello di attenzione del bambino rimanga alto e che si concentri sull’esecuzione corretta del gesto.
L’apprendimento del nuoto agisce su diversi aspetti:
Il potenziamento delle capacità di risolvere i problemi attraverso un percorso di analisi e sintesi delle informazioni: scelta, decisione, esecuzione, valutazione ed eventuale correzione del gesto.
Il compito dell’istruttore è dunque quello di creare un clima favorevole a questo tipo di apprendimento, anche tenendo conto degli aspetti emotivi del bambino legati alla paura e alla tensione, derivanti da una situazione nuova e sconosciuta. Le paure devono essere superate, e sta in questo la bravura dell’allenatore: riuscire a rendere l’esperienza in acqua un’esperienza positiva e provare quindi che non rappresenta un pericolo. Pertanto, rivolgersi a un allenatore in grado di trasmettere una carica emotiva positiva risulta essere estremamente importante. Pertanto, se un bambino si mostra incerto, esita o è più lento nell’apprendimento, l’istruttore non dovrà perdere la pazienza o, almeno, non dovrà manifestarlo con atteggiamenti di indifferenza o insofferenza e dovrà invece utilizzare la calma, la fiducia, una serena fermezza di chi persevera sapendo aspettare che scattino i meccanismi giusti che favoriscono l’apprendimento.
Ogni progresso, anche se piccolo, deve essere riconosciuto e apprezzato perché la fiducia che arriva dall’istruttore o dal genitore che ha deciso di insegnare al proprio figlio a nuotare, è la molla che spinge il bambino a fare di più poiché accresce la stima in sé e, di conseguenza, il desiderio di cimentarsi nuovamente per fare qualcosa di più.
L’istruttore è la figura centrale che controlla, guida ed equilibra lo sviluppo e l’intreccio delle relazioni fra i componenti del gruppo di bambini che imparano a nuotare. Il nuoto, in quanto disciplina sportiva, dovrà insegnare anche:
Il corso di nuoto, infatti, se visto come attività di gruppo, possiede una forte valenza socializzante.
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