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Frùttolo

La mimica dei bambini: cosa significano le smorfie

La prima forma di comunicazione di un essere umano è la mimica facciale. Con le espressioni del viso i neonati e i bambini piccoli esprimono sentimenti ed emozioni con tutto il corpo. I loro gesti, i loro atteggiamenti e la postura sono chiari segnali di comunicazione che accompagnano, poi, la verbalizzazione di quello che provano e delle loro necessità. Può sembrare un’impresa non facile, ma l’interpretazione di questi gesti è fondamentale ed è alla base del primo rapporto tra figli e genitori, che devono imparare a prendersi cura di loro e decifrarne le reazioni per poter soddisfare i loro bisogni.

Come si fanno capire i bambini

Non avendo la possibilità di esprimersi con le parole, i bambini hanno a loro disposizione il corpo e il pianto per comunicare ai genitori qualsiasi loro esigenza o stato di disagio. La fame, la stanchezza, la noia, i piccoli doloretti: sono tutte condizioni espresse attraverso la mimica e il pianto, che devono essere ben interpretati dal genitore in modo da non innervosire maggiormente il bambino che ha bisogno di percepire che a una sua azione corrisponde una precisa reazione della mamma o del papà, che lo ha compreso e corre in suo aiuto.

Partiamo da un momento che tutti i neonati, fino a una certa età, devono subire: il cambio del pannolino. Spesso, alcuni bambini cominciano a piangere e, apparentemente, senza motivo. Sembra infatti strano che un gesto che dovrebbe portare loro sollievo li innervosisca fino a farli piangere e agitare moltissimo. Questa loro reazione potrebbe essere dovuta al fatto che la mamma o il papà che si accingono a questa delicata operazione abbiano le mani fredde: non potendolo esprimere a parole, piangono o si dimenano. Una simile reazione avviene anche in base al cambio del ritmo: il ritmo più consono ai bambini è quello regolare di un dondolio cadenzato, pertanto, se al momento del cambio del pannolino la mamma o il papà, per fretta o inesperienza, lo muovono con gesti troppo repentini e sbrigativi, questo provocherà in lui un fastidio che subito esprimerà con il pianto o con un irrigidimento corporeo. I gesti rapidi e improvvisi irritano tutti i bambini perché la rapidità può apparire come un pericolo.

Il bambino comincia ad agitarsi anche quando la persona che si sta occupando di lui volge lo sguardo altrove. La sua reazione in questo caso è il pianto o il voltarsi anche lui dall’altra parte. Se ci fate caso, infatti, quando crescono, i bambini reagiscono a questa situazione cercando di riportare il viso dell’adulto verso di loro spostandolo con le manine: questo è il loro modo per esprimere il bisogno di totale attenzione.

I bambini si agitano anche per attrarre l’attenzione quando si stanno annoiando. I bambini piccoli hanno il bisogno di scoprire, di capire, di esplorare e l’assenza di stimoli li agita e li innervosisce. Tuttavia, possono reagire alla noia anche mostrando spossatezza o segni di apatia con lo sguardo spento o assente o con linguacce e smorfie. Stimolare la loro creatività è dunque fondamentale ed è giusto farlo non solo con i giocattoli, ma anche con oggetti del quotidiano che impareranno a muovere avanti e indietro, su e giù, ad agitare e ad assaggiare.

È il graduale appropriarsi della sua gestualità che regala al bambino la sicurezza di sé e della conoscenza del mondo esterno. Il primo passo verso la gestualità controllata e mirata a una specifica azione si effettua con l’attenta osservazione delle mani che si aprono e si chiudono.

La cosa fondamentale è imparare a gestire e a recepire i segnali dei bambini. Facciamo un semplice esempio molto esplicativo delle dinamiche che subentrano quando un bambino compie una determinata azione e l’adulto reagisce di conseguenza. Se un bambino tende le braccia in alto verso il genitore sta dicendo che vuole salire al suo livello, che vuole che la mamma o il papà lo prendano in braccio. Se Il desiderio del bambino viene soddisfatto, gli diventa subito chiaro che il genitore ha recepito il suo segnale, lo ha capito ed è quindi in grado di comunicare con lui, anche se dovesse rimetterlo giù dopo pochi secondi. Da quel momento in avanti, dunque, tendere le braccia in alto per lui significherà essere preso in braccio. Se, diversamente, per mancanza di tempo o per distrazione, il genitore non raccoglie il segnale delle braccia tese in alto, il bambino, pur di soddisfare il suo desiderio comincerà a piangere, a sfidare il genitore con smorfie e linguacce che sono l'anticipazione, magari, di un gesto di sfida pericoloso. Se il genitore, per consolarlo e interrompere questa dinamica, lo prenderà in braccio, il bambino percepirà che tendere le braccia in alto a nulla serve se vuole essere preso in braccio, cosa che, invece verrà soddisfatta se scoppia a piangere e se fa i dispetti. Ed è così che metterà in atto questo meccanismo ogni qual volta desidererà essere preso in braccio da mamma o da papà.

Ogni gesto del bambino indica al genitore il desiderio di un contatto e se viene soddisfatto, la sensazione immediata è di estremo benessere, recepita anche attraverso l’espressione dei genitori che diventa l’immagine delle proprie emozioni, e gliene fa scoprire l’effetto.

Il dito in bocca

Oltre alle smorfie, al pianto, alle linguacce, il gesto più eloquente e discusso che caratterizza i bambini sin dalla più tenera età è il dito in bocca. In realtà, vi sono doversi modi di interpretare questo gesto.

  • Nei primi mesi, succhiare è un’azione che ha un effetto calmante sul neonato e lo aiuta ad addormentarsi.
  • Crescendo, è possibile che questa abitudine rimanga, ma che cambi il suo scopo. In età più avanzata, portare alla bocca il pollice o un altro dito significa rassicurarsi nei confronti del mondo esterno.
  • Portare un dito alla bocca può essere interpretato come un segnale di soggezione verso un adulto che non conoscono o verso in una situazione che li fa sentire non a proprio agio, ma può anche essere un chiaro segnale di interesse per quanto gli sta accadendo intorno.
  • Anche nelle situazioni difficili, è facile che il bambino non solo porti alla bocca il dito per succhiarlo, ma che comincia anche a morderlo.

La mimica e il linguaggio degli adulti

Se abbiamo affermato che i bambini sono, sin dalla nascita, dotati di importanti competenze comunicative, va da sé che siano anche in grado di capire perfettamente frasi di senso compiuto pronunciate dagli adulti. È pertanto consigliato fortemente cominciare a parlare ai bambini da subito, anche per scongiurare un eventuale ritardo del linguaggio che potrebbe essere imputato proprio alla mancanza di coniugazione verbale che i genitori esercitano nei confronti dei bambini molto piccoli.

Oltre all’espressione verbale, infatti, gli adulti devono manifestare frequentemente il proprio stato d’animo così da legittimare i piccoli ad esprimere, attraverso i loro gesti, avversione o simpatia. Se non hanno un esempio da parte degli adulti, i bambini che si trovano a essere educati da persone che non manifestano il loro stato d’animo, non saranno preparati alla reazione emotiva di un’altra persona e quando questo accadrà, si spaventeranno o reagiranno con antipatia attraverso fastidiose smorfie che, in realtà, celano un disagio e una mancanza di strumenti per affrontare la situazione. Diversamente, se il bambino impara dai genitori con chiarezza quali reazioni emotive aspettarsi quando fanno qualcosa, soprattutto nel caso di cosa che non è permesso loro fare, registreranno queste reazioni come prevedibili e sapranno che determinati movimenti o azioni provocano una certa reazione emotiva.

Il linguaggio degli adulti e le loro espressioni devono coincidere con quelle del bambino. Ad esempio, se la mamma o il papà rispondono al sorriso del bambino con un sorriso, lui riceverà un riscontro positivo purché quel sorriso rientri in un processo dinamico e che non si sviluppi, invece, in una espressione statica che potrebbe provocare una fastidiosa irritazione che sboccherebbe nella dinamca delle smorfie.

Nel caso del pianto del bambino o di una sua espressione di sofferenza, la risposta del genitore dovrà essere uguale alla sua, proprio come accaduto per il sorriso, in modo da trasmettere al bambino il fatto che l’adulto è in grado di comprendere e percepire il suo disagio. In seguito, potrà seguire un sorriso, ma ciò che è importante nella mimica è che il bambino percepisca che la sua espressione coincide con quella del genitore perché, in caso contrario, lui non si sentirebbe compreso o rispettato. È importante quindi accogliere il suo stato d’animo, comprenderlo e subito dopo consolarlo con un sorriso e una proposta positiva.

Per quello che riguarda la comunicazione verbale, è importante che per un giusto sviluppo del bambino, questa arrivi sempre perché la parola rappresenta la conferma dei sentimenti. Quindi la comunicazione è il mezzo attraverso il quale un genitore esprime amore, rispetto e considerazione al proprio figlio.

Se quando ha fame un bambino piange e la mamma accorre per farlo mangiare, non lo sta semplicemente nutrendo, ma gli sta dando una chiara comunicazione di ciò che lei fa per lui, di quanto lui sia importante. È in questo modo che il bambino diventa consapevole dei suoi stati d’animo. I gesti di cura, come quello dell’allattamento, devono, inoltre, sempre essere accompagnati dalle parole che danno un significato alle loro emozioni.

Ricordate che ogni bambino ha bisogno, per crescere sereno, di avere intorno un ambiente confortevole ma, soprattutto, di cui potersi fidare. Se dovete allontanarvi da lui, la comunicazione dovrò precedere questo distacco e al bando le bugie. Se gli comunicate con pacatezza che state andando via ma che a una certa ora tornerete da lui, nonostante non abbia il senso del tempo, lui saprà che ha un appuntamento con voi e questo lo rasserenerà subito.