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Frùttolo

Lo sviluppo emotivo del bambino

Molti educatori sostengono che per avere tutte le informazioni necessarie per capire il comportamento di un bambino, basta guardare i suoi genitori: questo in parte è vero, perché l'ambiente affettivo nel quale il bimbo ha trascorso i suoi primi anni di vita e la sua infanzia lascia un'impronta indelebile, nel bene e nel male, nel suo futuro sviluppo psichico ed emotivo.

L'ambiente affettivo fa parte di quell'importante insieme dei fattori fondamentali che determina come sarà il bimbo una volta cresciuto e il grado e la qualità delle relazioni che sarà in grado di instaurare.

È durante il periodo infantile che si modellano i tratti del nostro carattere e della nostra personalità, che contribuiranno alla formazione del nostro vero io in un processo continuo di crescita e auto-perfezionamento che durerà fino alla morte. Infatti, anche durante l'età adulta e la fase della vecchiaia, il nostro io e la nostra psiche continuano a mutare, guidati da una maggiore spiritualità, un senso di malinconia e nutrendosi dei cari ricordi della vita passata ed in particolare delle esperienze formative vissute durante l'età infantile.

In questo percorso i nostri bimbi non devono essere da soli, ma è compito dei genitori fornirgli i giusti stimoli e i giusti mezzi per poter sviluppare la loro emotività, fornendogli legami forti e sicuri finché sono piccoli, affinché possano ricercare lo stesso schema e le stesse sensazioni negli altri, una volta divenuti adulti.

Un percorso emotivo lungo una vita

Lo sviluppo emotivo e gli altri processi di crescita che hanno un ruolo chiave nella formazione dell'interiorità del bambino, ossia lo sviluppo psico-motorio, cognitivo ed affettivo, cominciano dalla nascita e si influenzano l'uno con l'altro.

Nei mesi immediatamente successivi alla nascita, il bambino cerca di adattarsi alla sua nuova situazione e al nuovo ambiente in cui si trova e acquisisce come punto di riferimento unico, percepito come un tutt'uno con sé stesso, la sua mamma.

Il primo rapporto emotivo, di tipo intimo e particolare, è rappresentato dal legame madre-figlio, per descrivere il quale gli studiosi di psicologia dell'età infantile hanno elaborato la teoria dell'attaccamento, che si manifesta come una totale dipendenza dal soggetto dispensatore di benessere, a cui segue la sofferenza del distacco.

Secondo le loro teorie, in questo contesto relazionale è molto importante dare al bimbo il sostegno necessario e tutte le attenzioni richieste per soddisfare i suoi bisogni, evitando il più possibile di trascurarlo. Quest'ultima esperienza lo porterebbe infatti a sviluppare emozioni negative, quali stress emotivo ed insofferenza, che potrebbero minare la fiducia verso la madre, base fondamentale per la maturazione di questo primo rapporto affettivo.

Gli aspetti più lampanti dell'emotività del bambino sotto l'anno di età si vedono nei piccoli comportamenti sociali che egli sviluppa precocemente e che scaldano il cuore dei genitori: il sorriso sociale, il riconoscere e ricercare i volti familiari, l'indicare per porre l'attenzione su qualcosa, il porgere oggetti o giochi. Tutti piccoli gesti che servono a consolidare il rapporto affettivo e a stabilire un primo livello di comunicazione con gli adulti e con gli altri membri della famiglia, efficace ancora prima di aver adottato lo strumento indispensabile per poter esprimere i propri desideri e le proprie emozioni, ossia il linguaggio.

Le sfumature del carattere

Gli anni fondamentali per lo sviluppo emotivo del bambino sono quelli che vanno dai 3 ai 6 anni: egli ha preso consapevolezza di essere un individuo autonomo, ormai in grado di pensare e muoversi senza difficoltà, ed inizia quindi a confrontarsi con la realtà e con la società con maggiore coscienza e va alla ricerca di nuovi legami emotivi.

Frequentando l'asilo prima, e la scuola materna poi, per il bambino inizia il periodo del rapporto e del confronto con gli altri bambini, con i quali potrà anche intessere i primi legami di amicizia e simpatia disinteressati, ossia non dettati dalla necessità o possibilità di soddisfare i suoi principali bisogni.

La valutazione del comportamento degli altri bambini e degli adulti non facenti parte del proprio gruppo familiare, quali le insegnanti e le educatrici, lo porterà a dover accettare le differenze tra individui e a veder talvolta disilluse le sue aspettative o negati i suoi desideri. Tipico il caso di non poter prendere un gioco perché già utilizzato da un altro bambino o di non poter svolgere un'attività perché troppo pericolosa: in questo caso potrà sperimentare nuove sensazioni ed altalenanti emozioni, che inizialmente non sarà in grado di gestire, come rabbia, sofferenza, frustrazione.

Starà a noi genitori cercare di insegnargli a gestire la sua emotività e a controllare le sue reazioni troppo accese, facendogli da esempio e spiegandogli le buone norme e le regole del vivere insieme.

Sviluppo emotivo

Ogni riccio, un capriccio

Anche la relazione emozionale con i genitori inizia a mutare e maturare a partire dai 3 anni: dalla completa e totale dipendenza nei confronti dell'adulto degli inizi, il bambino passerà a volere sempre maggiore autonomia, soprattutto in una prospettiva psicologica. Secondo le ricerche degli psicopedagogisti il processo di separazione-individuazione è una delle tappe cognitive necessarie per la crescita del bambino. Una volta compiuto, porterà ad un cambiamento delle condizioni del rapporto tra figlio e genitori, cosa che lascia sempre un po' amareggiati questi ultimi.

Dovendolo guidare e istruire con le prime regole di educazione e comportamento, talvolta l'adulto sarà costretto a contrariare i desideri del suo piccolo, ricevendo come risposte emotive i primi capricci e le sue prese di posizione.

Sarebbe sbagliato considerare tale manifestazione emotiva di opposizione un indicatore di un bambino dall'indole caparbia, ribelle o capricciosa, o il sintomo di disturbi comportamentali o problemi di salute mentale. È la normale conseguenza dell'evoluzione del rapporto affettivo, diventato anche educativo, e il riflesso del desiderio della mente dell'infante di affermare la sua autonomia e di distaccarsi dalla nostra volontà. Si tratta quindi di una normale espressione della sua emotività, necessaria per la sua emancipazione e l'esternazione del suo io interiore.

Come genitori dobbiamo stare attenti a non cedere davanti alle lacrimucce e all'ostinazione ingiustificata dei nostri bambini e non possiamo accettare un no a priori come risposta a tutto. Se davvero desideriamo che imparino la lezione e se vogliamo aiutarli a sviluppare la pazienza e l'auto controllo, dobbiamo spiegargli il perché delle cose e delle novità che gli proponiamo, di modo che possano capirle ed apprezzarle, senza rifiutarle per partito preso o per farci dispetto.

Un bimbo emotivo da gestire

Di fronte alle manifestazioni emotive dei nostri bambini è difficile capire subito qual è il modo migliore di comportarsi, per gestirle al meglio ed ottenere dei risultati duraturi nelle occasione future.

Innanzitutto bisogna incominciare con il piede giusto e dimostrare la giusta fermezza ed autorevolezza quando i nostri bimbi stanno sbagliando o si stanno impuntando per capriccio; allo stesso modo dobbiamo essere presenti e pronti a comprenderli e capirli quando cercano di difendere una posizione che ritengono giusta. Anziché imporgli le nostre decisioni, facendogliele percepire come delle ingiustizie, è molto meglio essere aperti al dialogo e confrontarci con i nostri bambini, perché il nostro ascolto e la nostra comprensione gli doneranno la sicurezza necessaria per non avere il timore, in futuro, di affermare le proprie idee ed esternare le proprie emozioni al momento opportuno.

Inoltre, non dobbiamo tenerli in una bolla di vetro per paura che si rompano, ma dargli le occasioni e gli stimoli necessari perché possano intessere nuove relazioni, scoprire da soli la natura delle cose e fare esperienze nuove e stimolanti, come lo sport o la musica. Per far sì che accrescano il loro bagaglio emotivo e culturale dobbiamo invitarli sempre a raccontarci le loro sensazioni e i loro sentimenti per ogni conquista e traguardo ottenuto.

Infine, un buon metodo per farli sentire importanti ed autonomi, è iniziare a coinvolgerli nelle dinamiche della vita familiare, proponendogli di svolgere una serie di piccoli compiti e doveri: sparecchiare, mettere in ordine la camera, sono piccole cose che possiamo dare da fare ai nostri figli per farli sentire emotivamente autonomi e valorizzati nelle loro capacità.

L'educazione all'emotività

Con il raggiungimento dell'età scolare inizia una delle fasi più importanti della loro educazione intellettuale, perché la scuola e lo studio sono gli strumenti perfetti per condurre lo sviluppo cognitivo dei nostri figli verso nuovi orizzonti. Al contempo, noi genitori dobbiamo prenderci cura della loro sfera interiore, cercare di mutare la loro opposizione e caparbietà in un atteggiamento aperto e positivo ed educarli all'emotività e alla cura dei sentimenti, propri ed altrui.

Se avranno imparato da piccoli ad elaborare il proprio pensiero personale, eviteranno di prendere per oro colato tutto quello che sentono in televisione o che leggono nei libri, sviluppando la propria intelligenza.

Una volta compreso come gestire e comprendere i loro stati emotivi, saranno in grado di superare senza troppi problemi quel periodo ricco di sentimenti contrastanti che è l'adolescenza. In questo modo si potranno avviare verso l'età adulta con un atteggiamento maturo e consapevole, che gli permetterà di intrecciare rapporti personali e legami emotivi forti e duraturi, non solo per creare una coppia e poi una famiglia, ma anche per imparare a vivere in serenità con loro stessi e con tutte le persone che gli capiterà di frequentare nel corso della propria vita.