Facebook Youtube Youtube
Frùttolo

Lo sviluppo del linguaggio del bambino

Quando i bambini iniziano a parlare, per i genitori è sempre un momento emozionante ed importante, non tanto per la curiosità di sentire la loro prima parola, quanto per la nuova possibilità di riuscire a capire cosa vogliono dire e comunicare. Grazie allo sviluppo del linguaggio, i genitori riceveranno un grande aiuto per entrare in comunicazione e in sintonia con i loro piccoli e per prendersene cura nel modo migliore.

Un personale percorso di crescita

I pediatri e l'esperienza pratica di ogni mamma confermano che lo sviluppo linguistico dei bambini avviene generalmente secondo tappe abbastanza regolari, salvo particolari difficoltà di apprendimento riscontrate nell'infante per le quali è sempre meglio affidarsi ai consigli degli esperti di psicologia infantile per assicurarsi che non vi siano problemi di salute più gravi.

In ogni caso, senza prendere troppo alla lettera le informazioni fornite dalla letteratura infantile, ogni mamma deve tenere presente che ogni bambino è un caso a sé, con la propria storia e le proprie caratteristiche, per cui il ritmo del suo sviluppo può variare da quello degli altri bambini e le tappe vanno considerate in modo elastico.

Inoltre, ogni mamma deve avere un quadro d'insieme della crescita del suo piccolo, perché lo sviluppo delle sue qualità non va valutato per compartimenti stagni, ma nel suo insieme, correlando lo sviluppo verbale e linguistico a quello cognitivo, motorio, emotivo ed affettivo.

Le prime manifestazioni vocali

I neonati hanno un loro modo particolare di comunicare. Per questo motivo i genitori devono cercare di interpretare al meglio le loro manifestazioni vocali, che andranno progressivamente aumentando di complessità, fino ad assomigliare a delle parole intorno al 7°-8° mese.

Il primo suono, la prima manifestazione di espressione, emesso dai bambini alla nascita è il pianto, usato per esprimere il disagio di dover respirare da soli per la prima volta. In quel caso si tratta di un suono/grido che rassicura le mamme subito dopo il parto. Successivamente il pianto accompagnerà i genitori durante le prime settimane di vita del bambino, come modo per comunicare sensazioni di malessere e stati di stress e disagio.

Anche se per i primi tempi potranno sembrare suoni indifferenziati, con il passare delle settimane le mamme alleneranno l'orecchio a riconoscerne le diverse sfumature a seconda delle cause che li hanno generati: fame, fastidio, freddo, stanchezza e molte altre, che rispecchiano i bisogni primari che i bambini hanno a questa età.

Dai suoni alle vocali

A partire all'incirca dal secondo mese, i bambini iniziano ad emettere altri suoni, più modulati rispetto al pianto, che progressivamente diminuisce. Queste nuove manifestazioni vocali sono simili a cinguettii, schiocchi e suoni para vocalici e i bambini riescono ad emetterli grazie ad una migliorata capacità di muovere bocca e lingua. Essi sono dovuti ad uno sviluppo della percezione uditiva del bambino, il cui cervello è in grado di registrare molti più suoni e cerca quindi di riprodurli.

Questi versetti rappresentano per il bambino un primo strumento per relazionarsi con gli adulti, principalmente mamma e papà, ma non possono essere ancora considerati un linguaggio.

Di fronte a queste prime manifestazioni sonore, compito dell'adulto è accogliere l'invito a relazionarsi e parlare con i propri piccoli, per dargli la considerazione che si aspettano e perché lo scambio comunicativo rappresenta per il bambino uno stimolo a progredire e a produrre nuovi suoni.

Un'ulteriore evoluzione, che in genere inizia a manifestarsi dopo il 3° mese, è rappresentata dai vocalizzi: suoni più definiti, espressi come vocali, che si differenziano per qualità ed intensità, utilizzati per esprimere diversi gradi di disagio o benessere.

A partire dal 4°-5° mese la norma vuole che i bambini riescano a produrre vocalizzi ben differenziati, anche se bisogna tener conto delle condizioni ambientali: grazie al suo ormai sviluppato apparato uditivo, che gli permette non solo di distinguere i suoni tipici della casa e le voci dei genitori ma anche di riconoscere i suoni del linguaggio, il bambino cerca di imitarli e di farsi capire attraverso i vocalizzi e si diverte nell'auto ascoltarsi mentre li emette, perfezionandoli via via. Rimane quindi sempre fondamentale instaurare una comunicazione verbale frequente con il bambino per incitare e perfezionare queste sua nuova volontà relazionale e sociale.

Lo sviluppo del linguaggio

Un gioco di sillabe

Nella successiva fase dello sviluppo del linguaggio nel bambino, a partire all'incirca dal 6° mese, iniziano i primi balbettamenti intenzionali, rivolti verso mamma e papà e verso le persone con cui ha un legame maggiore.

In gergo tecnico si parla di lallazione, ossia la ripetizione di uno stesso suono, spesso composto da sillabe con la medesima consonante, eseguito con la lingua. In generale le lallazioni vengono scelte imitando gli adulti e possono durare anche una mezz'ora, dato che il bambino si diverte nell'ascoltarsi.

È questo un processo evolutivo molto importante dal punto di vista linguistico, perché segna la fine del periodo in cui il bambino si esprime senza intenzione. Infatti, nonostante il bambino non conosca il significato delle parole che può creare combinando insieme questi suoni, i fonemi da lui selezionati vengono ripetuti con una certa intenzionalità.

Nel corso dei mesi si evolverà anche l'attività di lallazione, attraverso la produzione di sillabe ripetute con consonanti diverse e una maggiore presenza degli aspetti imitativi nei confronti dei suoni e delle parole ascoltati nell'ambiente familiare: come genitori dobbiamo incoraggiare questi comportamenti verbali spontanei, cercando di fargli borbottare le tanto agognate prime parole "mam-ma, pa-pà", e giocare con lui a questi giochi di sillabe.

Suoni carichi di significato

Dopo la fase preparatoria della lallazione, a partire dall'8° e fino al 12° mese, arrivano i primi morfemi dotati di significato. Superati i balbettamenti intenzionali, grazie anche alle sviluppate capacità articolatorie del linguaggio dovute all'arrivo della nuova dieta alimentare con la fase dello svezzamento, il bambino attribuisce un significato alle sillabe che emette e inizia a diversificarle in base a cosa vuole ottenere. Anche a livello psichico ed intellettivo è maturata l'associazione tra suono ed oggetto e la consapevolezza che alcune espressioni possono essere usate per comunicare i propri bisogni agli adulti.

In questa fase inizia quindi la comunicazione verbale intenzionale dei nostri bambini, accompagnata dai primi gesti sociali, perché essi sono finalmente in grado di comprendere molte parole che gli diciamo, o almeno il loro contesto di riferimento. Si tratta di un momento positivo per i genitori, che sono finalmente in grado di comprenderli, soddisfare le loro richieste di attenzione ed alleviare i loro disagi più velocemente e senza andare per tentativi.

Una frase in una parola

Al raggiungimento dei 12 mesi, i bambini iniziano a far proprie diverse parole, cogliendone anche il significato e talvolta sorprendendo i genitori per questa loro acquisita capacità di riconoscimento e comprensione.

Queste parole che entrano man mano nel loro piccolo vocabolario personale, possono o essere estrapolate autonomamente dal linguaggio comune di genitori o nonni, o, meglio ancora, fare parte delle parole appositamente selezionate dalla famiglia, magari attraverso la lettura di specifici libri per l'infanzia ricchi di parole semplici come colori, forme e animali.

Il bambino inizia quindi a servirsi di queste nuove parole apprese nelle precedenti settimane, modulandole con l'intonazione ed accompagnandole da gesti ed espressioni, per comporre vere e proprie frasi, fare domande, nominare oggetti e persone, con le quali ha interagito o vuole interagire.

In pedagogia si indica questo modo di esprimersi, che concentra in una parola il significato di una frase o di un'espressione verbale, olo-frase, il cui significato viene integrato dall'intonazione del piccolo e dal contesto in cui la propone. Per fare un esempio semplice, la parola "pappa" potrà essere usata con sensi diversi a seconda del suo tono e della mimica correlata: "voglio la pappa", "basta pappa", "ancora pappa" e lo stesso per le altre parole e forme verbali, che vengono quindi usate indistintamente per significare più azioni ed indicare diverse situazioni.

Un vocabolario che cresce con lui

Dopo il primo anno, dato che le capacità di articolazione dei suoni sono ancora molto limitate, i bambini saranno in grado di pronunciare bene solo alcune lettere e parole. In particolare non dovrebbero avere problemi nell'articolare i suoni nasali e quelli occlusivi e, ovviamente, le vocali.

La capacità di articolare i suoni e di pronunciare nuove parole continuerà a svilupparsi ulteriormente nei mesi, permettendogli di comunicare sempre meglio e di arricchire progressivamente il proprio vocabolario.

Per quanto riguarda l'acquisizione del lessico e la produzione di parole, ogni bambino è un caso a sé ed è difficile stabilire tabelle di marcia generali e proporzioni attendibili tra numero di parole comprese e prodotte da ciascun infante. Anche in questo caso dominano i fattori ambientali e gli stimoli che come genitori saremo in grado di fornirgli.

In linea di massima si può osservare che fino ai 12 mesi il vocabolario dei bambini è piuttosto limitato, anche perché per l'indicazione di alcuni oggetti la parola è spesso sostituita dalla gestualità. I bimbi quindi preferiscono indicare quello che vorrebbero denominare, per cui tendenzialmente la comprensione supera la produzione.

In questa fase nel vocabolario dei nostri bimbi ci sono al massimo 10 parole, principalmente nomi di persona, di oggetti familiari e al massimo versi di animali.

Tra i 12 e i 18 mesi il vocabolario infantile si arricchisce dalle 10 alle 100 parole: iniziano a fare la loro comparsa i verbi ed appaiono i primi aggettivi, mentre l'incremento più sensibile, seppur con notevoli differenze tra bambino e bambino, si ha tra i 19 e i 24 mesi. Oltre a verbi, aggettivi e a nuovi nomi di cose, i bambini dimostrano di riconoscere gli elementi di inaspettate categorie di oggetti, come le parti del corpo, i numeri, i colori, le forme, e talvolta sorprendono i genitori per il fatto che li conoscano e sappiano pronunciarli, tanto da spingerli a chiedersi "E questo dove l'ha imparato?".

La cosa in realtà non deve troppo sorprendere, se si considera che nei primi anni di vita i bimbi sono super ricettivi e prendono da noi e dagli ambienti che frequentano, come l'asilo e la scuola, tutto quello che gli serve per comprendere e rapportarsi con la realtà, animati dalla curiosità di scoprire nuove cose e costruirsi nuove storie.

Messaggi telegrafici

Dai 18 ai 20 mesi i vostri piccini continueranno ad ampliare il loro vocabolario ed inizieranno a costruire le loro prime frasi, caratterizzate da una struttura estremamente semplice: in questa fase sono infatti composte da due soli elementi, per cui vengono definite espressioni verbali in "stile telegrafico".

Questa definizione si spiega per il fatto che i bambini compongono delle frasi brevi, composte da due parole, omettendo gli elementi non indispensabili per la comprensione del messaggio, proprio come avviene nei telegrammi. In questo modo, sempre per il principio dell'imitazione, vanno a costituire delle versioni brevi delle frasi degli adulti e le utilizzano per esprimere concetti semantici precisi, per ottenere o comunicare qualcosa.

Con l'avvicinarsi del secondo anno, le frasi che riescono a formulare iniziano ad essere più complesse e si arricchiscono anche di elementi funzionali come articoli, pronomi, congiunzioni ed avverbi, finendo per allungarsi ed arricchirsi di complessità grammaticale e significato.

Dopo il secondo anno, con un lessico ormai ricco, i bambini iniziano a creare i loro primi costrutti, unendo più frasi insieme, aiutandosi con le congiunzioni ed esprimendo concetti complessi, anche con un miglioramento nella pronuncia. Il perfezionamento della sintassi segna un traguardo importante nei processi evolutivi del bambino, un processo di lunga durata, che continuerà ad evolversi, anche dal punto di vista teorico, con l'inizio della scuola.

Con il primo giorno di scuola, i nostri bambini inizieranno un percorso importante per il loro sviluppo cognitivo e linguistico e avranno l'opportunità di imparare a leggere, scrivere e far di conto, indipendentemente dal nostro aiuto. Ciò non toglie che potremo essere partecipi di queste loro esperienze, aiutare i nostri figli a progredire negli studi e gioire per il raggiungimento dei loro primi traguardi intellettuali.